mercoledì 15 luglio 2009

Approvato il Piano italiano per l'efficacia dell'aiuto

Il Comitato Direzionale del 14 luglio, presieduto dal Ministro Frattini, ha approvato il Piano nazionale per l’efficacia dell’aiuto. Per la prima volta, in Italia si approva un documento strategico interno che pare recepire e tradurre internamente in obblighi gli impegni internazionali sull’efficacia dell’aiuto. Dopo la prima Dichiarazione sull’efficacia del 2005, gran parte dei Paesi donatori si erano dotati di piani d’attuazione nazionali. L’Italia lo fa con tre anni di ritardo, ma recepisce il dibattito e gli impegni sull’efficacia fino alla fine del 2008. Si tratta di un documento di 11 pagine che contiene 26 azioni di riforma con scadenze precise. La redazione del documento, già annunciato alla fine del 2008 nella programmazione strategica pluriennale, è iniziata nel gennaio 2009 con il contributo attivo delle ONG. Il Piano è stato redatto soprattutto a Roma, che scarso coinvolgimento degli uffici territoriali della cooperazione italiana sui quali il Piano avrà il maggior impatto operativo, se implementato. Si tratta di una scelta contraria rispetto all’approccio di dell’efficacia, che punta a delegare le decisioni a livello Paese, ma parzialmente giustificata dalla struttura eccessivamente centralizzata della cooperazione italiana, dove ogni serio tentativo di riforma deve iniziare ancora da Roma. Il Piano entra ora nella sua fase più critica: quella della messa in opera, dove le riforme previste dovranno cambiare modi consolidati in oltre un ventennio di gestione della cooperazione ed è evidente che si incontreranno resistenze a Roma come sul campo. Perché il Piano non resti lettera morta, è necessario il continuo impegno della leadership politica ad alto livello, in modo tale da superare possibili resistenze ed insabbiamenti. Rispetto ai contenuti, il documento è sufficientemente ambizioso per essere salutato positivamente se verrà messo in pratica. L’unico disappunto riguarda le ambizioni rispetto all’aiuto legato. Le ONG chiedevano che il Piano si proponesse si studiare una riforma legislativa mirata della disciplina esistente per slegare i prestiti concessionali, legato per legge e che costituiscono la quota maggiore del legato italiano. Il piano s’è invece modestamente accontentato di studiare modi per avanzare nello slegamento dei crediti d’aiuto che non prevedano la riforma legislativa.

Nessun commento: