La programmazione triennale 2009-2011 fa seguito a quella 2007-2009, riprendendone ed approfondendone molti aspetti già presenti. Il nuovo documento rende più trasparenti le risorse finanziarie - 0,11% APS/PIL previsto nel 2009 - e fa chiarezza gli indirizzi politici rispetto al tema della riforma della cooperazione. Il carattere più innovativo ed importante delle nuove linee guida riguarda il tentativo di indicare un numero limitato di priorità settoriali e geografiche per il canale bilaterale e multilaterale. Tuttavia tranne per la concentrazione geografica, gli indirizzi restano ancora ambigui. L’altra maggiore differenza con la precedente strategia riguarda il ruolo riconosciuto al settore privato con lo scopo di favorirne il maggior coinvolgimento nella cooperazione.
Il documento appare informato dalle raccomandazioni rivolte all’Italia più di quattro anni fa dal DAC e tiene conto delle conclusioni delle conferenze tenutesi nel corso del 2008 - Accra sull’efficacia dell’aiuto e Doha sulla Finanza per lo sviluppo per le partnership pubblico-private. Il recepimento della raccomandazioni DAC appare comunque tardivo, giunti oramai alla vigilia dell’avvio del nuovo esame. Infine, il documento fornisce pochi dettagli sugli indirizzi strategici della politica di cooperazione allo sviluppo dell’Italia al di là delle aree d’intervento della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) – soprattutto rispetto a Banche e fondi di sviluppo di competenza del Ministero dell’Economia. Questa mancanza sconta forse lo scarso contributo alla programmazione fornito dal Ministero dell’Economia e pone la questione dell’ampiezza della portata strategica del documento: linee guida per tutta la politica di cooperazione italiana o esclusivamente per la DGCS?
Pur riferendosi alla necessità di monitorare l’efficacia degli interventi per lo sviluppo anche oltre l’aiuto, parlando di development effectiveness, il documento non fa alcun riferimento alla necessità di monitorare e garantire la coerenza di tutte le politiche di relazioni esterne dell’Italia con le esigenze e gli obiettivi di sviluppo dei Paesi partner. Il documento ha l’ambizione di consolidare un sistema Italia che favorisca il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo ma per farlo è necessario definire orientamenti politici validi per tutti gli attori le cui azioni ed interventi abbiano un impatto nei Paesi in via di sviluppo. Nel 2005 l’Unione Europea ha stabilito un lista delle principali politiche che hanno un impatto sui PVS. Si tratta di 12 aree – commercio, ambiente, cambiamento climatico, pesca, agricoltura, sicurezza, pesca, migrazione, trasporti, energia, innovazione, comunicazioni - dove gli Stati dell’Unione si sono impegnati a concentrare i loro sforzi analitici ed eventuali riforme per aumentarne la coerenza. Il perseguimento della coerenza delle politiche richiede un impegno politico di alto livello ed uno sforzo istituzionale di coordinazione tra quasi tutti i dicasteri che difficilmente potranno essere perseguiti in maniera efficace senza un riferimento chiaro nelle linee guida. L’assenza di ogni riferimento alla coerenza limita la portata del ri-allineamento della nostra cooperazione ai criteri indicati dal DAC, infatti dal 2009, il DAC domanderà a tutti i paesi sotto esame di presentare esempi di sinergie tra politiche commerciali e migratorie con gli obiettivi di cooperazione allo sviluppo.
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